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domenica 25 novembre 2012

LA ZISA

La Zisa, edificio del XII secolo, risale al periodo della dominazione normanna in Sicilia. La sua costruzione fu iniziata sotto il regno di Guglielmo I e portata a compimento sotto quello di Guglielmo II. La Zisa delle origini era una residenza estiva creata nelle vicinanze della città per il riposo e lo svago del sovrano. I Normanni, subentrati agli Arabi nella dominazione dell'Isola, furono fortemente attratti dalla cultura dei loro predecessori. I sovrani vollero residenze ricche e fastose come quelle degli emiri ed organizzarono la vita di corte su modello di quella araba, adottandone anche il cerimoniale ed i costumi. Fu così che la Zisa, come tutte le altre residenze reali, venne realizzata alla maniera "araba " da maestranze di estrazione musulmana, guardando a modelli dell'edilizia palazziale dell'Africa settentrionale e dell'Egitto, a conferma dei forti legami che la Sicilia continuò ad avere, in quel periodo, con il mondo culturale islamico del bacino del Mediterraneo.
Il nome Zisa deriva probabilmente da al-Aziz (che in lingua araba significa nobile, glorioso, magnifico). Il vocabolo (in caratteri nashi), rinvenuto nella fascia epigrafica del vestibolo dell'edificio, denota la caratteristica d'uso islamico di contraddistinguere con un appellativo gli edifici civili più importanti.
Il parco del Genoardo
La Zisa delle origini si trovava inserita nel grande parco reale di caccia del Genoard (paradiso della terra), che si estendeva ad occidente della città. Tutti gli edifici reali ricadenti in esso (oltre alla Zisa, il palazzo dell'Uscibene ed i padiglioni della Cuba e della Cuba soprana) erano circondati da splendidi giardini, irrigati ed abbelliti da fontane e grandi vasche, utilizzate anche come peschiere.

Le trasformazioni nei secoli
La Zisa delle origini subì nei secoli numerose trasformazioni. Nel Trecento, tra le altre modifiche apportate, fu realizzata una merlatura, distruggendo parte dell'iscrizione in lingua araba (a caratteri cufici) che faceva da coronamento all'edificio. Radicali furono le trasformazioni seicentesche intervenute quando il palazzo, in pessime condizioni, venne rilevato da Don Giovanni di Sandoval, a cui risale lo stemma marmoreo con i due leoni, oggi posto sopra il fornice di ingresso. Per le mutate esigenze residenziali dei nuovi propri etari furono modificati alcuni ambienti interni, soprattutto all'ultima elevazione, furono realizzati nuovi vani sul tetto a terrazza, fu costruito un grande scalone e vennero modificate le finestre sui prospetti esterni. Nel 1808, con la morte dell'ultimo Sandoval, la Zisa passò ai Notarbartolo, principi di Sciara, che la utilizzarono per usi residenziali fino agli anni '50, quando la Regione Siciliana la espropriò. Il restauro della fine degli anni '70 ed '80 ha restituito la Zisa alla pubblica fruizione. Nella parte dell'ala Nord crollata nel 1971 si è proceduto alla ricostruzione delle volumetrie originarie, adoperando, per una piena riconoscibilità dell'intervento, cemento e mattoni in cotto, materiali differenti dalla originaria pietra arenaria.

L'esposizione
Nelle sale sono esposti alcuni significativi manufatti di matrice artistica islamica provenienti da paesi del bacino del Mediterraneo. Tra questi sono di particolare rilevanza le eleganti musciarabia (dall'arabo masrabiyya), paraventi lignei a grata (composti da centinaia di rocchetti incastrati fra di loro a formare, come merletti, disegni e motivi ornamentali raffinati e leggeri) e gli utensili di uso comune o talvolta di arredo (candelieri, ciotole, bacini, mortai) realizzati prevalentemente in ottone con decorazioni incise e spesso impreziosite da agemine (fili e lamine sottili) in oro e argento.


Approfondimenti
Al Aziz (lo splendido, il nobile)
La costruzione venne commissionata dal re normanno Guglielmo I ad architetti arabi di cui apprezzava lo stile ed il gusto e nasce come "casa di villeggiatura" nella quale sovrane, dilettandosi nell' attività della caco la, poteva riprendersi dalle preoccupazioni del regno.
La dimora era immersa nel verde e Invitava ali ozio con lo sciabordio delle acque che dalla sala della fontana scorrevano alla peschiera e poi st riversavano nel parco, favorendo li rigoglio dei palmizi e delle piante, alcune delle quali emanavano un intenso profumo. La sala della fontana, con le sue decorazioni simboliche richiamava il sovrano a quelle che erano le sue responsabilità, ricordandogli che il suo potere discendeva direttamente da Dio e non doveva perciò essere trascurato.
Le vicissitudini del Castello sono state varie e non sempre felici e la sua costituzione architettonica ha risentito del trascorrere dei secoli e dello stato di abbandono in cui è stato. Nel 1951 divenne demanio regionale ma per essere preso in considerazione Al Àziz ha dovuto lanciare un ulteriore "grido di dolore" con il crollo di un'ala nel 1971; solo cosi si è dato il via al restauro. Il lifting non è ancora completalo, ma noi del quartiere speriamo vivamente che esso ritorni ad essere "il paradiso terrestre che si apre allo sguardo". 

Le origini del quartiere
In origine, il territorio del quartiere faceva parte del "Parco normanno", luogo di caccia e di villeggiatura dei sovrani e si estendeva da fuori le mura fino a sotto i colli. L'aria salubre, la ricchezza di acque (quelle del torrente Gabriele), la rigogliosa vegetazione e lo stupendo Castello che lo caratterizzava dandogli il nome, ne avevano fatto un luogo rinomato da salvaguardare. Per questo motivo, quando Palermo cominciò ad estendersi fuori le mura, la Zisa resta ancora "zona verde" (campagna). La prima delibera comunale che la cita è quella del 1860 che la definisce "territorio suburbano n. 2" unitamente all'Uditore.
Solo nella delibera comunale del 1889, che da un nuovo assetto alla città di Palermo il nostro quartiere appare come "Sezione urbana n, 6" della città.
Da allora, è stato un continuo espandersi e popolarsi, talvolta con uno sviluppo edilizio poco razionale, di questo quartiere che, a ridosso del vecchio centro storico, è stato delimitato dalla nuova circonvallazione che ne costituisce il confine, Iato monte, e lo separa dagli altri quartieri, cui in origine era unito.
Oggi, amministrativamente, il quartiere fa parte (insieme con i quartieri di Noce, Uditore, Passo di Rigano e Borgo Nuovo) della quinta circoscrizione del Comune di Palermo.
Vi possiamo distinguere tre diverse realtà urbanistiche: Zisa Olivuzza, dal palazzo di Giustizia fino a Piazza Principe di Camporeale, Zisa Ingastone, dal Corso Alberto Amedeo (subito fuori le mura) fino a Piazza Zisa (ai piedi del Castello), Zisa Quattro Camere, dalle spalle del Castello della Zisa fino ai Viale della Regione siciliana, anche se tale distinzione non ha nessun supporto formale.
Dal punto di vista sociologico-culturale, rappresenta ancora oggi un punto di unione tra antico e moderno, tra vecchia e nuova Palermo, tra la civiltà dei venditori ambulanti che chiamano i clienti per nome e quella dei grandi discount massificanti.

Itinerario
Il suo cuore è il castello della Zisa (dall'arabo Al Àziz) ma vi sono altri monumenti pregevoli. Per la maggior parte, essi ruotano attorno a Piazza Principe di Camporeale ed alla contigua Piazza Sacro Cuore e sono riconducibili alla genesi storica del quartiere: zona di villeggiatura dei signori che vi si facevano costruire ville ed eleganti dimore.
Cominciamo il nostro tour dallo sbocco di Via dei Normanni e procediamo verso destra in senso antiorario. Subito troviamo l'Istituto Sacro Cuore, che da il nome alla Piazza, e la cui sede era, originariamente, la villa del Duca di Terranova. 
Seguono i pietosi ruderi di quella che era, una volta, la Villa Tamaio e che ora, in quel che resta delle scuderie, ospita magazzini.
Procedendo, possiamo ammirare la bella facciata, in stile veneziano, di un palazzo (oggi proprietà della famiglia Maniscalco Basile) la cui storia si interseca con quella della borghesia imprenditoriale cittadina e che vanta tra i suoi illustri ospiti lo Zar Nicola I con la sua famiglia.
Alla palazzina si appoggia Palazzo Florio Wirz, in stile neogotico ed in stato di completo abbandono. Segue una palazzina ottocentesca sede dell'Ordine degli Architetti. Proseguendo, si entra in Piazza Principe di Camporeale, ornata, ai due capi, da due busti celebrativi: uno dedicato a Francesco Paolo Giaccio e l'altro ad Ignazio Florio.
Ancora sulla destra, si apre la Via Oberdan che fa da quinta scenografica al Villino Florio all'Olivuzza che si vede sullo sfondo e che, per la sua storia, merita una trattazione particolare. Attraversando la via, abbiamo la sede delle suore "Figlio di San Giuseppe": un palazzo in stile composito, che vanta una bella apertura, sulla Piazza Principe di Camporeale, in stile neogotico.
Si incontra, quindi, il palazzo del Principe di Camporeale, oggi sede del Commissario dello Stato per la Regione siciliana e, continuando, la palazzina Beccadelli Bologna, che ospita un plesso scolastico. Chiude questo lato della piazza la palazzina Baucina Fardella, sede palermitana dell'UNITALSI (associazione di volontariato che si occupa di accompagnare i pellegrini a Lourdes).
Attraversando la piazza, sempre in senso antiorario, lo stile architettonico perde identità fra le nuove costruzioni e le antiche abitazioni, la cui storia non è ricostruibile. Attraverso un varco in una di queste nuove costruzioni (la Via Paolo Gili) si raggiungono i vecchi magazzini Ducrot, oggi, dopo anni di completo abbandono, recuperati come i ''Cantieri Culturali della Zisa" e da questi, si arriva al monumento-principe del nostro quartiere: il Castello della Zisa, passando davanti alla Cappella della Santissima Trinità, di origine bizantina. Scendendo verso la Via Zisa, si incontra la cinquecentesca Chiesa dell'Annunziata, oggi Parrocchia di Santo Stefano.
Per completare il tour non può mancare, comunque, una visita alle catacombe di Corso Alberto Amedeo.

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